quinta-feira, 18 de agosto de 2011

S. João de Brito


Santa Rita de Cássia


Nossa Senhora de Fátima e os três pastorinhos


Sagrado Coração de Jesus


Um santo não identificado


Apresentação do Menino Jesus no Templo


A Virgem Maria com o Menino Jesus e S. Jáo Baptista


Sagrado Coração de Jesus


segunda-feira, 15 de agosto de 2011

Dormição de Nossa Senhora




Spalancatevi porte entra la Madre del Re

di MANUEL NIN

Di Giacomo di Sarug - monaco siriaco (451-521) vissuto in Mesopotamia e poi vescovo di Sarug presso Edessa - si sono conservate molte omelie. Sei sono dedicate alla Madre di Dio, di cui una sulla sua morte e sepoltura. Il testo invoca innanzi tutto Cristo: "O Figlio, che per il tuo amore hai lasciato l'altezza e ti sei umiliato e sei disceso sulla terra, hai rivestito un corpo e dalla figlia di Davide ti sei fatto uomo, o Figlio unigenito che dal nulla hai creato Adamo e hai dato a lui lo Spirito di vita". Ma il Figlio è invocato per poter lodare la madre: "Tu che ci hai visitati e hai voluto compiere tutta l'economia di salvezza, concedimi di cantare la sepoltura di colei che è stata fedele".


Subito Giacomo associa Maria alla morte di Cristo: "Molti dolori soffrì la madre tua per te quando fosti crocefisso, i suoi occhi versarono lacrime quando ti vide sospeso sulla croce, squarciato dalla lancia, e quando ti seppellirono". Maria percorre il cammino come tutti i santi e giusti: "E anche alla madre giunse la fine, per emigrare nel mondo pieno di beni. Venne il tempo di camminare sulla via di tutte le generazioni che sono dipartite e sono arrivate alla meta".


L'omelia enumera quanti sono morti, da Adamo ai profeti: "In quella via camminò Adamo, primo delle generazioni, e Seth il buono; e anche Abramo e Isacco buoni operai, e Giacobbe giusto e umile; e l'uomo di desiderio Daniele ed Ezechiele dalle profezie mirabili, e Isaia, l'uomo della parola di verità". Giacomo descrive poi l'economia di Cristo, che "discese e abitò nel seno puro della Vergine", e i suoi momenti fondamentali: incarnazione e nascita da Maria, battesimo, miracoli, scelta dei Dodici, fino alla passione, morte e risurrezione.


La morte giunge anche per Maria, che partecipa alla passione del Figlio, come sottolineano pure altri autori orientali: "Anche alla madre di Gesù Cristo, Figlio di Dio, la morte arrivò, affinché gustasse il suo calice". Sono quindi nominati coloro che si radunano per celebrare la morte di Maria, celebrazione che anche nell'iconografia della festa ha carattere liturgico: angeli, giusti e patriarchi, profeti, sacerdoti e leviti, e infine gli apostoli, i veri celebranti di questa liturgia che unisce cielo e terra: "Pure il coro dei dodici apostoli eletti, che seppellisce il corpo della vergine sempre benedetta".


Giacomo fa un parallelo tra la sepoltura di Cristo e quella di Maria: "Il corpo del Figlio seppellì Nicodemo il giusto, e il corpo della Vergine Giovanni l'eletto figlio del tuono. In una caverna di pietra, in un sepolcro nuovo, introdussero e posero il Figlio della Benedetta. E pure la Madre del Figlio di Dio nella caverna, nel sepolcro roccioso, introdussero e deposero". La sepoltura di Maria è paragonata anche a quella di Mosè: "Il Signore discese per seppellire il suo servo Mosè; così anche assieme agli angeli egli seppellì la madre secondo il corpo. Mosè il profeta fu da Dio sepolto sul vertice del monte; anche Dio con gli angeli seppellisce Maria sul monte degli Ulivi".


E in un'unica liturgia tra terra e cielo la creazione si raccoglie meravigliata: "Quando il Maestro seppellì sua madre, si raccolse tutto il coro degli apostoli, e con essi i serafini di fuoco, e i cherubini terribili associati al suo trono, e Gabriele e Michele con le loro schiere; tutti gli uccelli e tutti gli animali cantarono la gloria, tutti gli alberi con i loro frutti stillarono odore, le acque e i pesci conobbero questo giorno".


L'autore contempla infine la morte e la glorificazione di Maria, nel giorno che si celebra come annuncio di salvezza per tutte le genti: "Oggi Adamo ed Eva godono perché la loro figlia abita con loro. Oggi i giusti Noè ed Abramo godono perché la loro figlia li ha visitati. Oggi gode Giacobbe perché la figlia che germinò dalla sua radice lo ha chiamato a vita. Oggi godono Ezechiele e Isaia perché colei che profetarono li visita nel luogo dei morti". Giacomo conclude l'omelia applicando a Maria il salmo 23: "E i serafini di fuoco con grande voce dicono: Sollevate, o porte, i vostri capi, perché vuole entrare la Madre del re. Oggi il nome del re Messia, che sul Golgota fu crocefisso, concede ed effonde vita e misericordia a chi l'invoca".



La splendida eccezione


di INOS BIFFI

Con la risurrezione di Cristo appare l'inizio dell'umanità perfettamente corrispondente all'eterno disegno divino: l'umanità, che sulla croce ha vinto definitivamente la morte, entrata nel mondo a motivo del peccato e come impronta del peccato, e ha raggiunto la pienezza della gloria. Si manifesta così nel Crocifisso risuscitato, beato nell'anima e trasfigurato nel corpo, il modello e la riuscita di tutti gli uomini chiamati a comparire sulla terra, la primizia - com'è detta da Paolo (1 Corinzi, 15, 20) - del destino a loro divinamente assegnato fin dall'eternità.


Il terzo giorno, quando Gesù si risvegliò dal sepolcro, fu il giorno della creazione del vero Adamo, l'uomo "celeste" (cfr. 1 Corinzi, 15, 47): Cristo è il Testamento Nuovo, nel quale gli eventi dell'Antico si rinnovano e trovano compimento.


Alla domanda: "Perché Dio crea gli uomini?", c'è una sola risposta: "Perché, commorendo con Cristo, con lui risorgano, con lui siano glorificati e collocati alla destra del Padre", qualunque siano il tempo in cui nascono, la cultura che si ritrovano, le peripezie e quelle che giudichiamo insensatezze e assurde tragedie e irrazionalità che incontrano.


Nessuno è pensato per un destino che sia diverso da quello di Gesù, cioè un destino di gloria, partecipato non solo dall'anima, ma anche dal corpo dell'uomo.


Fin che questo non sia raggiunto, l'uomo è incompiutamente e imperfettamente beato. Ecco perché, in questo stato ancora da ultimare, dimorano gli stessi santi, che pure fruiscono del bene essenziale, che è la visione di Dio. Mancanti della corporeità, essi sono anime, ma non ancora "persone umane" beate.


Questo avverrà, con la risurrezione della carne, quando la gloria rifluirà anche nel loro corpo. Secondo la dottrina di Tommaso d'Aquino, all'anima che possiede per natura la prerogativa della "unibilità" a un corpo, ma di fatto ne sia priva, "non compete né il nome né la definizione di persona" (Summa Theologiae, I, 29, 1, 5m).
Ecco perché, prima della risurrezione dei morti, l'anima beata "è attraversata dal desiderio che la sua stessa fruizione di Dio si riversi e ridondi anche sul corpo" (Summa Theologiae, I-II, 4, 5, 4m).


Vi è però un'eccezione e riguarda la Vergine Maria. La fede della Chiesa, solennemente definita da Pio XII, professa che "l'immacolata Madre di Dio sempre vergine Maria, terminato il corso della vita terrena, fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo": in Maria, con la glorificazione del suo corpo, già ora la redenzione è perfetta, ed è compiuta la sua conformità con Cristo risorto.


E non fa meraviglia. La grazia della croce aveva attratto e pervaso Maria, prima ancora che il Figlio vi salisse, quando fu concepita immune dalla colpa originale e collocata "più su del perdono".


Destinata, quale favorita di Dio ("Hai trovato grazia presso Dio" Luca, 1, 30), a essere la madre del Signore, Maria - "la madre del mio Signore", la saluta Elisabetta, prevenendo il concilio efesino (Luca, 1, 43) - appare da subito segnata dall'impronta della santità di Cristo e a lui intimamente congiunta.


L'esistenza della Madonna si svolgerà tutta dentro il mistero del Figlio di Dio, che si è fatto carne in lei. Dichiarandosi "serva del Signore", essa accoglie in totale adesione di fede la maternità verginale, opera dello Spirito Santo che scende su di lei - com'è detto nell'annunciazione - e miracolo dell'onnipotenza dell'Altissimo che la copre della sua ombra, come l'antica nube luminosa, a indicare la presenza di Dio (cfr. Luca, 1, 30-38).
I misteri di Gesù si rifletteranno in Maria, tutta volta a meditarne, nello stupore e nel silenzio, il senso profondo. Non ci sono noti i particolari di questa presenza di Maria accanto al Figlio di Dio, venuto alla luce come uomo dal suo grembo e da lei educato e fatto crescere con sapienza materna.


Certamente la guidava una fede docile, salda e perseverante, fondata sulla divina Parola: ma quella fede neppure per lei equivaleva alla visione, bensì, crederemmo, a un insieme di chiarore e di oscurità. Del resto, più uno è prossimo a Dio, più ne sperimenta la vicinanza e ne patisce le tenebre; ora, nessuno più di Maria ha sperimentato e vissuto la comunione e la convivenza con Dio.


Gesù è nato da poco, ed ecco già Simeone, sollevando profeticamente il velo del futuro, le fa lampeggiare, come in uno squarcio, il destino di passione che le sarà riservato: "Anche a te una spada trafiggerà l'anima" (Luca, 2, 35).


Maria seguirà da vicino le vicissitudini di Gesù.


Sale con lui dodicenne per la festa di Pasqua al tempio di Gerusalemme, dove conosce l'angoscia per la sua scomparsa e le restano avvolte di enigma le parole sul suo doversi "occupare delle cose del Padre". Anche questi eventi, come le parole dei pastori a Betlemme (Luca, 2, 18-19), la Vergine depone e custodisce, in meditazione, nel cuore (Luca, 2, 51).


La incontriamo a Cana, premurosa fino ad accelerare, con libertà e confidenza materna, l'avvento dell'Ora di Gesù, al quale orienta tutta l'attenzione dei discepoli. L'"inizio dei suoi segni", l'esordio della fede in lui e la prima manifestazione della sua gloria portano così l'impronta dell'iniziativa di Maria (cfr. Giovanni, 2, 1-11).


La troviamo alla fine, "presso la croce di Gesù" (Giovanni, 19, 25), "Compagna del suo gemito". Manzoni lo dice della Chiesa, ma vale prim'ancora per Maria.
Dall'alto del legno, con la solennità di un testamento, il Crocifisso affida alla Madre, come suo nuovo figlio, il discepolo che egli amava; e al medesimo discepolo consegna, come nuova Madre, Maria (Giovanni, 19, 25-27). Viene, allora, avverata la figura di Eva. Questa fu "madre di tutti i viventi" (Genesi, 3, 20); Maria sul Calvario è fatta madre di tutti i credenti: Gesù estende, così, a tutta la Chiesa il dono di essere stato figlio di Maria.


Potremmo dire che è Cristo stesso l'autore e l'iniziatore della mariologia e che Paolo VI fu ben più illuminato dei suoi critici, che non mancarono di mugugnare, quando attribuì a Maria il titolo di Madre della Chiesa.


Fedele al mandato di Gesù "da quell'ora il discepolo l'accolse con sé" (Giovanni, 19, 27), così prefigurando l'accoglienza che, proclamandola beata, le avrebbero riservato "tutte le generazioni" (Luca, 1, 48). A partire dalla prima generazione cristiana: ecco, infatti, unita agli apostoli, "perseveranti e concordi nella preghiera", "Maria, la madre di Gesù" (Atti, 1, 14), che rappresenta ai loro occhi l'immagine più connessa e più somigliante al loro Maestro e Signore, la memoria più intensa, o la sua icona vivente.


Considerando la pienezza di grazia, di cui fu arricchita Maria, e il singolare legame che la congiunse col Figlio di Dio, non sorprende che questi l'abbia sottratta a qualsiasi segno o strascico di peccato e subito, al termine dei suoi giorni, l'abbia resa partecipe della sua stessa gloria di Signore risorto, asceso alla destra del Padre.


Per questo, a venerare Maria, non dobbiamo recarci a un sepolcro in cui si siano corrotte le sue spoglie, e attendere anche per lei la redenzione del corpo.
L'istinto spirituale della Chiesa non tardò a intuirlo: il dogma - lo dichiara il Papa che l'ha definito - non ha fatto che coronare "il concorde insegnamento del magistero ordinario della Chiesa e la fede concorde del popolo cristiano".


Lo stesso popolo che, proprio grazie all'assunzione della Vergine al cielo, ne può sentire l'amore materno più immediatamente vicino. Dal momento che - lo insegna ancora Tommaso d'Aquino - non è il tempo a includere la gloria, ma è la gloria a contenere il tempo. 

In L' Osservatore Romano


Sacrário com a Santíssima Trindade e a Imaculada Conceição

"Na porta do Sacrário - lugar onde se Conserva Jesus Cristo no Santíssimo Sacramento da Eucaristia, aí presente em Corpo, Sangue, Alma e Divindade, na humilíssima aparência de pão - está representado Jesus Cristo na figura de Cordeiro de Deus, que se ofereceu em sacrifício na Cruz para nos redimir do pecado e da morte - é de reparar que está sustentando a Cruz e que aparecem figurados também os elementos materiais - a videira e o trigo - que transformará no Seu Corpo e Sangue, isto é, na Sua Humanidade Glorificada. Logo acima, velada por um vidro está a imagem de Sua Mãe, aí representada como a Imaculada Conceição e Rainha do Céu e da Terra. Sobranceira à Imaculada (na talha dourada), Esposa do Espírito Santo, está Este mesmo representado na forma de pomba. Encimando está simbolizado Deus Pai, com o mundo na mão, assistido pelos Anjos." Frei Nuno Allen

O Menino Jesus


A Virgem Maria Rainha e o Menino Jesus Rei


quarta-feira, 10 de agosto de 2011

Nossa Senhora Rainha do Céu

"Da multidão de Santos que veneram a Virgem Maria, Rainha do Céu e da terra, distinguem-se nesta pintura, apresentando-se com os instrumentos com que foram martirizadas ou com o sinal da particular devoção e instrumento de milagre, à nossa esquerda, Santa Catarina de Alexandria, Santo Apolónia e Santa Águeda, e à direita, Santa Luzia, Santa Bárbara e Santa Clara de Assis" Frei Nuno Allen

segunda-feira, 8 de agosto de 2011

Santa Teresa de Jesus (de Ávila)


Nossa Senhora da Luz com o Menino


S. Roque curando um apestado


S. Sebastião


S. Domingos de Gusmão


A Sagrada Família no regresso do Egipto, acompanhada por um Anjo


A Evangelização do mundo pela Ordem Franciscana


S. Marçal


Cristo Crucificado e Santo António com o Menino


S. João Baptista em menino com o Cordeiro

O Cordeiro significa Jesus Cristo que tira o pecado do mundo. A cruz, a "arma" como que vence o pecado e a morte.

Santo António e Menino Jesus


S. José e o Menino Jesus